
Divulgazione scientifica
Progetto Flora e Fauna Comune di Agliana 2004
Articoli e ricerche scientifiche
Parlare di biodiversità di un territorio, ossia riferirsi al complesso di organismi viventi e di relazioni bioecologiche presenti, sembra quasi una dissertazione astratta o comunque limitata a ambiti di pensiero e azione che poco hanno a che fare con il concreto mondo delle cose quotidiane degli uomini.
E’ chiaro che una faggeta dell’Acquerino suscita emozione e un senso di elevata qualità ambientale (chissà quanti animali ci saranno…e quanti fiori sbocceranno a primavera…) mentre lo svincolo della superstrada Prato-Pistoia genera impressioni un po’ repellenti pensando agli sporadici uccellini presenti o a qualche rara farfalla bianca che incautamente finisce per gettarsi in preda ai vortici degli autoveicoli.
E’ chiaro però altresì che la biodiversità pare un concetto più limitato a Quark o a Gaia che riferibile concretamente alla realtà dei luoghi che si abitano e avente influenze più o meno positive sulla vita reale delle persone.
Un tempo nei fiumi c’erano tante anguille, ed esisteva perfino un bosco di ontani e farnie in cui c’erano addirittura le ghiandaie, dove sono finite le farfalle? E le rane che fino a venti anni fa musicavano le campagne intorno al paese?
Potrebbe, la biodiversità, essere assimilata a un aspetto di colore, folclorico, legato alla memoria di un tempo che non c’è più o che si ritrova solamente ancora sulle vette dell’Appennino o in qualche plaga sperduta del Montalbano.
Se poi a biodiversità si associa il termine qualità ambientale, l’astrattezza dei concetti aumenta ancora, essendo quest’ultimo legato spesso alla percezione immediata (buona o cattiva) che l’uomo ha di corpi recettori come l’aria o l’acqua.
Che la presenza di un certo numero di animali e piante in un ambiente sia un indicatore della qualità di quell’ambiente, non è cosa di semplice assimilazione anche se, pensandoci un po’, qualche affinità inizia ad affiorare. Se in un fiume ci sono tanti pesci che mangiano altri pesci che si nutrono di miriadi di larve cibantesi di alghe e piante, forse, vorrà dire che il fiume non è così sudicio o inquinato. Se in mezzo alla campagna ricomincio a vedere stuoli colorati di farfalle che sfiorano le siepi fiorite dove si nascondono gli uccelli che si nutrono di bacche o di insetti dannosi (per l’agricoltura ad es.) o di altri insetti che si cibano di altre larve d’insetti e si iniziano a vedere boschetti di farnie laddove c’erano campi abbandonati e i funghi riappaiono vicino al paese e i licheni gialli incrostano le cortecce dei frassini, forse, vorrà dire che la qualità dell’aria è buona e la terra intorno produce buoni frutti.
La diversità di organismi è legata principalmente alla diversità di ambienti (ecodiversità) a sua volta legata alla capacità di una certa porzione di territorio di far evolvere i propri ecosistemi verso stadi di elevata complessità in cui aumentano gli ambienti che quindi ospitano maggiori quantità di organismi.
Un territorio a elevata qualità ambientale è quindi un luogo in cui il tessuto del paesaggio volge verso la complessità che significa molti ambienti diversi e ambienti in cui si favorisce l’evoluzione naturale delle successioni biologiche (campi che sii trasformano in arbusteti che divengono nel tempo boschetti…). L’indagine naturalistica svolta nel territorio del Comune di Agliana si prefigge d’iniziare un percorso di conoscenza sulla biodiversità di un’area (come molte nella Piana) pesantemente compromessa dal punto di vista bioecologico, cercandone di cogliere gli aspetti positivi e le potenzialità presenti in funzione di programmi di gestione volti ad una riqualificazione progressiva di questo lembo di paesaggio.
L’indagine naturalistica svolta nel territorio del comune di Agliana da parte dell’Ecoistituto ha avuto il principale obiettivo di dare un inquadramento ecologico a questa specifica porzione di Piana.
Per inquadramento ecologico s’intende uno studio dello stato della cosiddetta funzionalità o potenzialità ecologica del territorio.
Il concetto espresso da questi due termini, fondamentalmente sovrapponibili, indica il grado di integrità ambientale di una certa area che, a sua volta, è collegato alla possibilità che ha quella determinata area di resistere alle sollecitazioni e agli stress che può subire nel tempo.
Un’altra definizione, più puntuale e tecnica di potenzialità ecologica, rimanda alla capacità di un determinato ambiente di ospitare il maggior numero possibile di popolazioni di esseri viventi (animali e piante) e di garantire la continuità delle specie nel tempo.
E’ pacifico, infatti, come l’integrità ambientale di un’area sia connessa alla stabilità strutturale dell’ecosistema presente e quindi alla possibilità che in quell’area si verifichino relazioni biologiche complesse collegate a una molteplicità di organismi viventi presenti.
L’inquadramento ecologico del territorio aglianese è servito poi a iniziare a indicare linee guida strategiche per la tutela e la valorizzazione degli ambienti presenti, all’interno di un percorso di programmazione volto alla progressiva ricostituzione di un tessuto ecologico territoriale in grado di migliorare le performance ambientali delle singole aree oltre che di valorizzare esteticamente la componente paesaggistica generale.
Il metodo seguito per raggiungere tali obiettivi si è articolato muovendosi, contemporaneamente e selettivamente, su tre diversi piani d’indagine:
il piano areale costituito dall’intera Piana Firenze-Prato-Pistoia;
il piano locale costituito dal territorio del Comune di Agliana;
il piano ecologico costituito dall’analisi puntale delle componenti bioecologiche delle singole aree di rilevamento.
S’intuisce come, passando dal primo al terzo piano, cambino progressivamente anche i metodi d’indagine e di percezione dell’ambiente, passando da un approccio essenzialmente di sintesi, com’è quello areale a uno dettagliatamente analitico com’è quello ecologico.
Nel primo piano si indagano le macrozone presenti, dando valutazioni ecologiche d’area e analizzando il paesaggio secondo criteri per lo più qualitativi, riferiti alle connessioni ambientali esistenti, alle barriere principali, all’ecomosaico complessivo.
Nel terzo piano si analizza invece, dal punto di vista quantitativo, lo stato numerico e tipologico delle componenti floristiche e faunistiche presenti nelle singole aree di rilevamento, arrivando a produrre elenchi di specie e valutazioni qualitative sulla presenza o meno di determinati taxa.
Il secondo piano è quello che interessa maggiormente per gli scopi del presente studio e prende forma dalla sintesi dei precedenti:
la ricognizione areale generale del territorio della piana, in cui si identificano le principali criticità e tipicità presenti, serve inizialmente per inquadrare ecologicamente l’area di Agliana, ipotizzando una prima suddivisione in zone, omogenee dal punto di vista delle componenti bioecologiche (zona urbana, vivai, aree umide…);
l’analisi quantitativa, effettuata per zone, delle componenti floristiche e faunistiche presenti, fornisce un quadro analitico della situazione esistente e conferma o ridefinisce l’iniziale ipotesi di suddivisione in zone che quindi vengono ora rielaborate anche secondo il criterio quantitativo.
I due criteri, qualitativo d’area e quantitativo di dettaglio, giungono pertanto a definire le zone che quindi vengono, come sarà più avanti specificato, distinte per classi di funzionalità ecologica, corrispondenti a diversi livelli di integrità ambientale.
Tali due criteri d’approccio all’indagine hanno condizionato anche il reperimento analitico dei dati floristici e faunistici, i cui risultati sono riportati nei capitoli seguenti, in quanto verranno indicati:
un elenco floristico, vegetazionale e faunistico generale, riferito all’intero Comune di Agliana, risultato della sintesi di tutte le indagini effettuate, sia in forma areale che per singole zone;
una quantificazione delle specie vegetali e animali specifica per zone, utile per l’attribuzione delle classi di funzionalità ecologica, risultato di campionamenti e indagini effettuate nelle singole aree.
Le aree individuate, e per le quali in seguito verranno descritti i dati quantitativi corrispondenti alle diverse classi, sono state computate in numero di 14 e sono:
Area ad Ovest del Ponte dei Gelli (Lago di Fiorello e zona limitrofa)
Area sud-est del comune di Agliana (cassa di espansione), fra Ponte de Bini e castello dei Mati
La zona a est del lago di Fiorello – cassa d’espansione e argini
Fascia a ovest del Torrente Calice
Area compresa fra Castello dei Mati a sud, Torrente Ombrone ad Ovest, la Ferruccia a Nord e la superstrada ad est
Area Pontalto
Parco Pertini
Zona a nord di Spedalino lungo argini oltre la ferrovia
Argini dei torrenti (Bure, Brana, Ombrone, Calice) e dei canali minori.
Zona Urbana di San Michele
Zona Urbana di San Piero, San Niccolò e Spedalino
Zona Urbana, loc. la Ferruccia
Zona a Vivai
Zone industriali
In sintesi, le varie fasi del lavoro si possono schematizzare in:
Inquadramento geografico dell’area di studio
Inquadramento ecologico areale
Censimento flora
Censimento fitocenosi e inquadramento vegetazionale
Censimento fauna (raccolta dati in bibliografia, osservazioni in campagna, interpolazione dati su atlanti e testi, interviste alla popolazione)
Analisi e valutazione degli ecosistemi rinvenuti in Agliana e assegnazione delle classi di funzionalità ecologica alle singole aree
Studio dei corridoi ecologici e ipotesi di valorizzazione ambientale
Cartografia dei risultati ottenuti
Per quanto riguarda l’analisi delle componenti bioecologiche (specie animali, vegetali, associazioni vegetali), il tempo a disposizione non ha permesso di essere esaustivi, in quanto un censimento completo della fauna e della flora avrebbe richiesto tempi di studio stimabili in 2-3 anni minimo di lavoro (2-3 stagioni riproduttive!). Comunque, nei mesi impiegati per le stime effettuate, sono stati rilevate forme di vita in quantità e qualità sufficienti per le analisi prefisse (come da tabelle capitoli successivi).
Una delle problematiche incontrate durante lo studio del territorio è l’assenza di studi faunistici e floristici approfonditi su queste aree; mancano infatti dati in bibliografia per quanto riguarda la maggior parte delle classi di animali e piante.
Per il nostro studio abbiamo consultato, oltre alla bibliografia tradizionale, anche i dati presenti nel “Repertorio Naturalistico Toscano” denominato RENATO, progetto della Regione Toscana volto all’aumento della conoscenza della biodiversità nel territorio regionale. I dati, disponibili, data la loro frammentazione e dispersione sul territorio, sono stati comunque relativamente utili.
Quanto detto in precedenza rende importante questo studio come punto di partenza per ulteriori approfondimenti sia analitici che di natura tecnico-progettuale.
